Bonus facciate per tutti i contribuenti, a prescindere dal reddito che producono, con riferimento a qualsiasi categoria di edificio, compresi gli edifici strumentali.
Questa l’ampio ambito applicativo della detrazione introdotta dalla Legge di Bilancio 2020[1] ed analizzata per la prima volta dall’Agenzia delle Entrate nella Circolare n.2/E del 14 febbraio 2020.
In tal ambito, va ricordato che il Bonus Facciate è una detrazione d’imposta pari al 90% delle spese documentate e sostenute dal contribuente per interventi (incluse la mera pulitura o tinteggiatura esterna) di recupero o restauro della facciata esterna degli edifici siti nelle Zone Territoriali Omogenee A e B del DM 2 aprile 1968 n.1444.
Con la pronuncia in commento, quindi, l’Amministrazione finanziaria, ripercorrendo le caratteristiche principali dell’agevolazione, fornisce le prime indicazioni utili in ordine alla sua applicazione.
Tra tutte, l’Agenzia delle Entrate puntualizza che:
Alla luce dei suddetti chiarimenti, l’ANCE sta predisponendo un tempestivo aggiornamento del Dossier riepilogativo sul tema.
Nel frattempo, si segnala che alla CM 2/E/2020 l’Agenzia delle Entrate affianca la Guida “Bonus facciate” , vademecum operativo consultabile sul sito internet delle Entrate, che prende in rassegna il beneficio in tutti i suoi profili.
[1]Cfr. Il Bonus Facciate è stato introdotto dalla Legge 160/2019 (cd. Legge di Bilancio 2020) in particolare dai commi che vanno dal 219 al 223, vedi ANCE “Legge di Bilancio 2020 – Pubblicazione in Gazzetta Ufficiale - Misure fiscali di interesse” - ID N. 38132 dell’8 gennaio 2020 e “Bonus Facciate: il punto dell’ANCE”- ID N. 38495 del 12 febbraio 2020.
2 allegati
Riaperto il termine per la nomina obbligatoria degli organi di controllo nelle s.r.l., scaduto il 16 dicembre 2019, che viene spostato al 30 aprile 2020, coincidente con quello di approvazione del bilancio relativo all’esercizio 2019.
Lo prevede, in accoglimento delle istanze dell’ANCE, un emendamento approvato durante la discussione del DdL di conversione del D.L. 162/2019 – cd. “Decreto Milleproroghe 2020” (atto 2325/C), che modifica quanto stabilito, in origine, dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (art.379, co.3, del D.Lgs. 14/2019).
La disposizione, approvata nel corso dell’esame alla Camera del Provvedimento, dovrà essere confermata anche al Senato, in seconda lettura, e diventerà ufficiale con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di conversione del “Decreto Milleproroghe 2020” (entro il 28 febbraio 2020).
La riapertura del temine per l’individuazione dell’organo di controllo si pone in linea con quanto auspicato dall’ANCE fin dall’introduzione della disposizione, che aveva suscitato perplessità, sia per il numero di società coinvolte, sia per l’aumento dei costi che le società dovranno sostenere, ma anche per il rischio che le segnalazioni possano compromettere l’affidabilità delle imprese verso gli istituti di credito.
Infatti, tenuto conto delle imprese di minori dimensioni, la scadenza originaria appariva insufficiente ai fini della predisposizione delle necessarie modifiche agli assetti organizzativi dell’impresa.
Si ricorda che a tale adempimento sono tenute le s.r.l. e le società cooperative[1] nell’ipotesi in cui, per due esercizi consecutivi, abbiano superato almeno uno dei seguenti limiti dimensionali relativi a reddito, patrimonio, nonché numero di dipendenti (cfr. il nuovo art.2477 del codice civile):
1) totale dell’attivo dello stato patrimoniale: 4 milioni di euro;
2) ricavi delle vendite e delle prestazioni: 4 milioni di euro;
3) dipendenti occupati in media durante l’esercizio: 20 unità[2].
L’obbligo di nomina dell’organo di controllo cessa quando, per tre esercizi consecutivi, non è stato superato nessuno dei predetti limiti.
Sul tema, con l’approvazione dell’emendamento al DdL di conversione del D.L. 162/2019, per le s.r.l. che si trovino in presenza delle citate condizioni, viene riaperto il termine per la nomina dell’organo di controllo, scaduto il 16 dicembre scorso, che andrà effettuata «entro la data di approvazione dei bilanci relativi all'esercizio 2019, stabilita ai sensi dell'articolo 2364, secondo comma, del codice civile» (ossia entro il termine ordinario del 30 aprile 2020)[3].
In sostanza, nell’ipotesi in cui i citati limiti siano stati superati (si ritiene, nel 2018 e nel 2019)[4], nell’ipotesi di conferma dell’emendamento in sede di conversione in legge del “Decreto Milleproroghe 2020” (attesa entro il 28 febbraio p.v.), occorre convocare l’assemblea di nomina dei sindaci/revisori entro il 30 aprile 2020.
Si richiama l’attenzione sull’importanza, anche per le s.r.l. operanti nel settore delle costruzioni, di individuare tali figure professionali richieste dalla normativa (sindaci o revisori), non solo ai fini di una tempestiva gestione della possibile crisi d’impresa, ma anche per evitare di incorrere nella responsabilità solidale con gli amministratori della società in caso di mancata segnalazione (in base a quanto previsto dall’art.14, co.3, del medesimo Codice della crisi d’impresa).
[1] Cfr. ANCE “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza – Nomina degli organi di controllo nelle s.r.l.” - ID n.37097 del 17 settembre 2019, “Codice della crisi d’impresa – Modifica degli statuti con la nomina degli organi di controllo” - ID n.37951 del 9 dicembre 2019 e “Codice della crisi d’impresa – Nomina organi di controllo nelle s.r.l. – Linee guida CNDCEC” - ID n.37969 del 10 dicembre 2019.
[2] Come noto, come anche auspicato dall’ANCE, il “Decreto Sblocca cantieri” (DL 32/2019, convertito, con modificazioni, nella legge 55/2019), ha rivisto le condizioni per la nomina obbligatoria degli organi di controllo nelle s.r.l., di cui all’art.2477 del codice civile, rispetto a quanto stabilito in origine nel Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza.
Si ricorda che quest’ultimo Provvedimento stabiliva, con efficacia del 16 marzo scorso, l’obbligo di nomina dell’organo di controllo (o del revisore) per le s.r.l. che avessero superato, per due esercizi consecutivi, almeno uno dei seguenti limiti:
1) totale dell’attivo dello stato patrimoniale: 2 milioni di euro;
2) ricavi delle vendite e delle prestazioni: 2 milioni di euro;
3) dipendenti occupati in media durante l’esercizio: 10 unità.
Cfr. ANCE “Codice della crisi d’impresa – Nomina degli organi di controllo - Nuovi requisiti” - ID n. 36279 del 10 giugno 2019 e “DL 32/2019 – Decreto sblocca cantieri: Novità su irregolarità fiscali e organi di controllo nelle s.r.l.” - ID n.36354 del 18 giugno 2019.
[3] Infatti, il co.2 dell’art.2364 del codice civile si riferisce alla convocazione dell’assemblea ordinaria, da effettuare entro un termine non superiore a centoventi giorni dalla chiusura dell'esercizio sociale.
Codice civile - art. 2364 - Assemblea ordinaria nelle società prive di consiglio di sorveglianza
(omissis)
L'assemblea ordinaria deve essere convocata almeno una volta l'anno, entro il termine stabilito dallo statuto e comunque non superiore a centoventi giorni dalla chiusura dell'esercizio sociale. Lo statuto può prevedere un maggior termine, comunque non superiore a centottanta giorni, nel caso di società tenute alla redazione del bilancio consolidato ovvero quando lo richiedono particolari esigenze relative alla struttura ed all'oggetto della società; in questi casi gli amministratori segnalano nella relazione prevista dall'articolo 2428 le ragioni della dilazione.
[4] Come prima applicazione della norma, ed alla luce della citata riapertura del termine per la nomina dell’organo di controllo, si ritiene che i due esercizi consecutivi da prendere in considerazione ai fini della verifica dei requisiti siano, ora, il 2018 e 2019.
1 allegato
Per la costruzione di edifici destinati a “case di cura” e, in generale, al perseguimento di finalità di interesse collettivo, si applica l’aliquota IVA del 10%. L'estensione delle agevolazioni fiscali e tributarie stabilite per la costruzione di case di abitazione non di lusso è, infatti, ancora validamente applicabile.
A chiarirlo è l’Agenzia delle Entrate, con la risposta n. 41 del 10 febbraio 2020.
Nel caso prospettato, la società ALFA e la fondazione ONLUS intendevano stipulare un contratto di appalto per la costruzione di una struttura destinata ad ospitare e ad assistere persone affette da autismo, nonché allo svolgimento di attività terapeutiche, riabilitative e socioassistenziali. In particolare, gli Istanti chiedevano se potesse applicarsi l’aliquota IVA agevolata del 10% alle cessioni di beni finiti e alle prestazioni di servizi destinati alla costruzione della struttura residenziale extra-ospedaliera, da eseguirsi mediante contratto di appalto e subappalto.
Come noto, il n. 127-quinquies della Tabella A, parte III, allegata al DPR 633/1972 prevede l’applicazione dell’IVA nella misura del 10% agli “edifici di cui all'articolo 1 della legge 19 luglio 1961, n. 659, assimilati ai fabbricati di cui all'articolo 13 della legge 2 luglio 1949, n. 408, e successive modificazioni.”
A tal proposito, per l’applicazione delle agevolazioni fiscali e tributarie, l’art. 1 della l. 659/61 richiama gli edifici contemplati dall'art. 2, comma 2, del Regio Decreto 21 giugno 1938, n. 1094, ai sensi del quale “sono equiparate alle case di abitazione gli edifici scolastici, le caserme, gli ospedali, le case di cura, i ricoveri, le colonie climatiche, i collegi, gli educandati, gli asili infantili, gli orfanotrofi e simili”[1].
In base alla soluzione interpretativa prospettata dal contribuente, la struttura che intendevano realizzare rientrava tra gli edifici assimilati a civili abitazioni elencati nell’art. 2 del Regio Decreto 1094/38 e, in particolare, tra le “case di cura”. In merito a tale aspetto, l’Agenzia delle Entrate chiarisce che, nonostante il R.D.L. n. 1094/1938 sia stato abrogato, il richiamo agli edifici appena visti deve considerarsi ancora validamente applicabile, posto che non si riferisce al precetto di legge, bensì alle tipologie di edifici ivi descritte.
Conseguentemente, nel caso di costruzione di edifici quali case di cura o strutture similari è applicabile l'aliquota IVA agevolata del 10%, “fermo restando che le caratteristiche strutturali e la destinazione/conduzione dell'intero complesso rispecchino effettivamente e in modo univoco le descritte finalità”.
L’Amministrazione finanziaria precisa, inoltre, che ove la struttura sia realizzata sulla base di un unico contratto di appalto con un corrispettivo unico forfettario, l'intera prestazione sarà in ogni caso soggetta all'aliquota IVA più elevata. Ciò in virtù di un consolidato principio generale riguardante l'inscindibilità del contratto di appalto.
Secondariamente, con riferimento ai contratti di subappalto, la parte istante riteneva applicabile il meccanismo del reverse charge, designando l’appaltatore al versamento dell’imposta, previa integrazione della fattura emessa dal subappaltatore senza IVA. In assenza dei presupposti per l’applicazione di tale regime, riteneva applicabile anche ai contratti di subappalto “lo stesso trattamento di aliquota riservato all’appalto principale (10%)”. Sul punto, i tecnici dell’Agenzia chiariscono che il meccanismo dell’inversione contabile “nulla ha a che vedere con l’applicazione dell’aliquota IVA agevolata al 10%”. Sotto questo profilo, dunque, l’interpello deve ritenersi inammissibile.
Pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto che dà attuazione alla Legge di Bilancio 2020, riducendo il cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 40mila euro.
Il decreto-legge n. 3/2020, recante “misure urgenti per la riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente”[1], prevede un doppio binario, introducendo:
Si tratta del primo provvedimento attuativo della Legge di Bilancio 2020[2], che ha stanziato, per l’intervento, tre miliardi di euro quest’anno e cinque miliardi a decorrere dall’anno 2021.
Il meccanismo messo a punto dai tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanze, e illustrato nei cinque articoli del decreto, comporta, a partire dal 1° luglio 2020, una maggiorazione mensile pari a 20 euro per i percettori di un reddito annuo da 8.200 a 26.600 euro che già beneficiavano del Bonus “Renzi”.
Chi, invece, percepisce un reddito da 26.600 euro a 28mila, finora escluso dal bonus Irpef, beneficerà per la prima volta di un incremento netto mensile di 100 euro in busta paga. Si sottolinea che, la percezione di tale bonus non concorre alla formazione del reddito, quindi, non rileva ai fini Irpef.
Reddito (euro) |
Importo del trattamento integrativo (euro) |
Fino a 28.000 |
600 |
Per i redditi superiori ai 28mila euro, viene, invece, riconosciuta una detrazione fiscale equivalente che decresce fino ad arrivare al valore di 80 euro mensili in corrispondenza di un reddito di 35mila euro lordi. Oltre questa soglia, l’importo del beneficio si riduce progressivamente fino ad azzerarsi al raggiungimento di un livello di reddito pari a 40mila euro.
In particolare, come chiarito dall’art. 2 del Dl, la detrazione fiscale è di importo pari a:
Reddito (euro) |
Ulteriore detrazione (euro) |
Fino a 28.000 |
0 |
Oltre 28.000 fino a 35.000 |
480+(600-480)*[1-(rdt-28.000)/(35.000-28.000)] |
Oltre 35.000 fino a 40.000 |
480*[1-(rdt-35.000)/(40.000-35.000)] |
Oltre 40.000 |
0 |
Saranno i sostituti d’imposta a riconoscere il trattamento integrativo o l’ulteriore detrazione fiscale per redditi di lavoro dipendente e assimilati, ripartendoli fra le retribuzioni erogate a decorrere dal 1° luglio e a verificare, poi, in sede di conguaglio, la spettanza o meno del bonus stesso.
Qualora, in sede di conguaglio, si accerti la non spettanza delle somme, si provvederà al recupero[3].
Con l’adozione di questo provvedimento, viene, dunque, estesa la platea dei beneficiari del bonus Irpef, che passa da 11,7 a 16 milioni di lavoratori dipendenti, tanto del settore privato (in primis operai e impiegati), quanto del settore pubblico (sempre con redditi annui fino a 40mila euro).
Di seguito si riporta una tabella illustrativa degli effetti della riduzione della pressione fiscale sulle retribuzioni di operai e impiegati del settore edile.
LAVORA-TORE DIPENDEN-TE |
Retribuzione media annuale* |
Irpef lorda |
Bonus Renzi semestrale |
Nuovo Bonus semestrale |
Nuovo Bonus mensile |
Aumento semestrale |
Incremen-to netto mensile in busta paga |
Operaio comune |
19.032 |
4.566,70 |
480 |
600 |
100 |
120 |
20 |
Operaio qualificato |
21.278 |
5.145,20 |
480 |
600 |
100 |
120 |
20 |
Operaio specializzato |
22.942 |
5.594,45 |
480 |
600 |
100 |
120 |
20 |
Operaio IV livello |
24.232 |
5.942,64 |
480 |
600 |
100 |
120 |
20 |
Impiegato di I Livello |
22.112 |
5.370,35 |
480 |
600 |
100 |
120 |
20 |
Impiegato di II Livello |
24.659 |
6.058,10 |
480 |
600 |
100 |
120 |
20 |
Impiegato di III Livello |
26.560 |
6.571,25 |
480 |
600 |
100 |
120 |
20 |
Impiegato di IV Livello |
28.158 |
7.020,30 |
0 |
597 |
99,5 |
597 |
99,5 |
Impiegato di V Livello |
29.756 |
7.627,48 |
0 |
570 |
95 |
570 |
95 |
Impiegato di VI Livello |
34.306 |
9.356,50 |
0 |
492 |
82 |
492 |
82 |
Impiegato di VII Livello |
37.261 |
10.479,43 |
0 |
262,9 |
43,8 |
262,9 |
43,8 |
*i dati riportati risalgono al mese di dicembre 2019 – CCNL Edilizia.
[1] Pubblicato in Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n. 29 del 5-2-2020.
[2] Cfr. articolo 1 comma 7 della l. 27 dicembre 2019, n. 160.
[3] Per importi superiori a 60 euro, il recupero in busta paga verrà effettuato in quattro rate di pari importo (a partire dalla retribuzione che sconta gli effetti del conguaglio).
1 allegato