Enti locali. Via libera immediato agli appalti e proroga al 1° gennaio per beni e servizi e al 1° luglio peri lavori
\r\n
Ripartono le gare nei Comuni
\r\n
Gli obblighi di centralizzazione degli acquisti si spostano al 2015
\r\n
Possono ripartire gli acquisti e gli appalti nei Comuni non capoluogo di Provincia, bloccate dall’entrata in vigore il 1° luglio scorso delle nuove regole sulle centrali uniche di committenza, perché dei nuovi obblighi si riparlerà solo nel 2015: anche le procedure già avviate nei Comuni in queste settimane possono proseguire perché i relativi atti vengono fatti salvi.
\r\n
La Conferenza Stato-Città di ieri ha formalizzato l’accordo che sposta e sdoppia la scadenza dell’entrata in vigore dei nuovi vincoli: in pratica (come anticipato sul Sole 24 Ore del 4 luglio) l’obbligo di agire attraverso Unioni di Comuni, accordi consortili, altri «soggetti aggregatori» o la Consip viene spostato al 1° gennaio prossimo per l’acquisto di beni e servizi, e al 1° luglio per quel che riguarda gli appalti di lavori. Il nuovo calendario sarà scritto in un emendamento da introdurre nella legge di conversione al decreto sulla Pubblica amministrazione oppure a quello sullo sviluppo, ma per registrare gli effetti concreti del nuovo accordo non bisognerà attendere la fine del percorso parlamentare: il blocco generalizzato degli acquisti appalti nei quasi 8mila Comuni non capoluogo è dovuto al fatto che a partire dal 1 ° luglio l’Autorità di vigilanza sugli appalti non ha più potuto rilasciare i codici identificativi di gara (Cig) indispensabili per lo svolgimento delle procedure, e ovviamente l’accordo raggiunto ieri fra Governo e amministrazioni locali dà indicazione all’Autorità di ricominciare a distribuire i codici.
\r\n
La vicenda interviene proprio nelle settimane in cui sul versante della spending review si lavora alle regole per “superare” le migliaia di stazioni appaltanti attuali riducendole a poche decine, e mostra bene tutte le difficoltà che si incontrano quando si passa dalle strategie ai tentativi di applicazione. La storia infinita delle centrali uniche nasce infatti alla fine del 2011 quando il decreto «Salva-Italia» (articolo 23, commi 4 e 5 del Dl 201/2011) impone una centrale unica provinciale per l’acquisizione di lavori, servizi e forniture superiori a 4mila euro nei Comuni fino a 5mila abitanti. Di proroga in proroga, la scadenza originaria del 31 marzo 2012 è stata spostata fino al i °luglio scorso, ma alla vigilia del nuovo termine il decreto con il bonus Irpef (articolo 9, comma 4 del Dl 66/2014) ha modificato la regola, cancellando la salvaguardia per gli acquisti fino a 4omila euro di valore ed estendendo l’obbligo di “centralizzazione” a tutti i Comuni non capoluogo di Provincia. Con il nuovo decreto, la centrale provinciale non è l’unica strada, perché tra le opzioni ci sono come accennato le Unioni di Comuni, gli accordi consortili o la Consip (che però non è praticabile per quanto riguarda i lavori), ma sul territorio questi «soggetti aggregatoci» sono ancora tutti da costruire.
\r\n
Un’altra prova delle difficoltà che si incontrano quando si prova a superare l’articolazione in singoli enti locali e procedere per aree più ampie arriva dal settore del gas, dove è stato definito il nuovo calendario per le gare. Il calendario è stato messo nero su bianco dal ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, e prevede uno slittamento di otto mesi per gli ambiti di primo raggruppamento, di sei mesi per gli ambiti del secondo, terzo e quarto raggruppamento e di quattro mesi per quelli che rientrano nel quinto e sesto raggruppamento.